In queste settimane ci siamo occupati di un’iniziativa che – volendo darsi delle arie – si potrebbe definire di User Generated Content (Contenuti generati insieme agli utenti, cioè quella tendenza nata sul web in alcuni ambiti – giornalismo, marketing, pubblicità, informatica – che prevede la co-creazione di qualcosa insieme agli utenti di quel qualcosa, sia esso un software o una campagna pubblicitaria; tutto questo contrapposto a un’impostazione tradizionale in cui tutto viene “imposto” dall’alto; per fare un esempio nel nostro campo, uno spot tv è imposto dall’alto, un blog invece, dato che permette il dialogo bidirezionale, si considera co-creato).
Mi riferisco all’idea partita dal blog del nostro cliente Febal con il post Ci aiutate a trovare il nome per una cucina, che per qualche giorno è rimbalzato in alcune stanze della blogosfera, come raccontato qui, portando quasi 300 proposte creative “spontanee” sul blog (vedi anche l’intervista rilasciata dal direttore marketing a Youmark, qui).
Quello che mi ha spinto a scrivere queste righe è stato lo scoprire, in un progetto dello stesso tipo ma con caratteristiche molto diverse, una reazione piuttosto simile da parte di alcune persone.
Vuoi vedere che ci scappa una “teoria sulla reazione-dei-blogger-all’UGC”?
Senza fare troppa filosofia, vediamo cos’è successo.
L’altra iniziativa di cui sto parlando è il concorso di Natale Samsung “Wish Your List”, presentato qui.
Entrambi i contest richiedevano l’intervento creativo dei lettori, sotto forma di testo (un nome per Febal, una frase spiritosa per Samsung).
Ma le similitudini direi che finiscono qui, in quanto Febal era estemporaneo e improvvisato mentre Samsung curato con tanto di nome e logo, Febal senza premi annunciati e Samsung con bellissimi prodotti in palio, Febal pubblicato su un blog appena nato, Samsung lanciato dal celebre Samsung News… eppure.
Eppure entrambe le aziende – pur coronando con successo (e una partecipazione veramente notevole per Samsung) i rispettivi progetti – si sono sentite muovere critiche a mio parere un po’ superficiali e talvolta eccessive.
Avendo stimolato i creativi dal blog Adci, su Febal (e su di noi) sono piovute accuse di “arroganza”, “iniziativa vergognosa”, “sfruttare i sogni dei ragazzi”. (Di tutt’altro tenore e stile – va detto – la critica costruttiva di Maurizio Goetz, che ha osservato come il progetto avrebbe potuto delinearsi meglio come idea di “citizen marketing” se il concorso fosse stato rivolto ai compratori di cucine, anziché a dei pubblicitari. Abbiamo ringraziato e preso diligentemente nota dell’osservazione del prof. Goetz, per la prossima volta…).
Nel caso di Samsung, invece, la reazione non proprio sportiva di alcuni ha riguardato le scelte delle giurie, con espressioni quali “la giuria andrebbe cambiata”, “annateve a fa***” e perfino “la solita italietta”, frase che – letta il giorno in cui è caduto il governo – appare in tutta la sua infelicità (qui tutti i commenti e qui le riflessioni di Andrea Andreutti, curatore del blog).
In conclusione forse ha proprio ragione Massimo Moruzzi, che chiosa:
Sul web la prima regola è:
-regala qualcosa o paga qualcuno, e avranno tutti mille e più di mille diritti
-falli pagare, e saranno più concilianti nei confronti di tuoi eventuali errori
è strano, ma è così. Ovviamente, è (anche) perchè i due pubblici (chi vuole vincere o guadagnare e chi invece compra e paga) sono ben diversi.
Personalmente, non ritengo l’accaduto sufficiente a cambiare strada, e continuo a considerare questo tipo di iniziative molto favorevolmente, però mi è stato certamente utile rendermi conto di alcuni comportamenti.
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